martedì 6 novembre 2012


-O’Shere-
(il mio personale demonio)

Fluidofiume passato Adamo & Eva”
Finnegan Wake” James Joyce


È difficile parlare di un mio romanzo che ho incominciato a scrivere nel lontanissimo sedici febbraio duemiladue, è difficile anche perché non sono ancora riuscito a finire, è il mio personale work in progress, ho incominciato a scriverlo su una panchina lurida ad una fermata della novanta a Milano (il fatto che appariranno molte altre città è che ho scritto idee e quant’altro per i vari capitoli, ma la verità è che lo scritto fisicamente solo a Milano!), era una serata gelida (tipo le due di notte o giù di lì!), all’epoca stavo con una ragazza che a dirla tutta avevamo un rapporto platonico ne più ne meno (ovvero grandissimi scambi di idee e quant’altro [tra cui una rivista autogestita!], in poche parole più un’amica che ragazza!) che abitava poco distante dalla mia passata casa, in quell’anno avevo già letto l’Ulisse di Joyce e la ricerca di Proust e stavo scrivendo la mia monumentale “opera” che poi ho ribattezzato H.C.E. (ovvero “Ho Cento Eternità!), monumentale perché ho scritto tre romanzi (tra cui il mio primissimo romanzo!),una raccolta di racconti e una novella, era un esperimento letterale, una mia sfida verso Joyce, ho pensato che se lui poteva scrivere così anche io potevo fare lo stesso, è stata una sfida, lo vinta? Non credo, anche perché io valgo meno di un’unghia del piede di Joyce…. Ma a me le sfide piacciono e quindi ho scritto!
I pochi “eletti” che hanno avuto la fortuna di leggere i capitoli che compongono (forse la mia più grande opera da presunto scrittore!) O’Shere si domandano, ancora dopo dieci anni e passa, la chiave di lettura per capirlo, per apprendere alla perfezione ciò che ho scritto, devo darvi una pessima notizia, una vera e propria chiave di lettura non esiste, ne esistono molte, Simone leggerà (e ha letto!) O’Shere con il suo cervello e quindi capirà ciò che quest’ultimo li suggerirà, Alessia idem, mio zio anche…. (si sono solo queste tre persone hanno letto ciò che ho scritto per O’Shere e tutte e tre mi hanno dato una chiave di lettura diversa, quindi la domanda sorge spontanea… qual è sta cazzo di chiave di lettura? [diciamo che essendo un vero work in progress della mia mente da presunto scrittore questa fantomatica chiave di lettura è dispersa dei meandri del mio cervello!] Ma soprattutto esiste una chiave di lettura?)… so di certo che l’incognita O’Shere (che sto ammorbando molte persone su questo tema visto che non lo leggeranno mai fin quando sarò in vita ma apprendono che è faticoso scriverlo!) attira molte persone, o meglio molti meravigliosi lettori, ma di cosa parla fondamentalmente O’Shere?
La storia di base è di una semplicità abissale, prendendo esempio dall’Ulisse di Joyce ho incentrato tutta l’azione fisica e mentale su una famiglia medio borghese irlandese, i vari capitoli si snodano sulla giornata di O’Shere, dei sui tre figli gemelli e di sua moglie, o cercato (e tutt’oggi cerco di farlo!) di collimare i pensieri dei personaggi a ciò che fisicamente fanno, in poche parole ho scritto ciò che pensa O’Shere mentre si tracanna una pinta in un pub, ne più ne meno, ammetto che quando scrivo O’Shere complico a dismisura l’esistenza del potenziale lettore (e mia che lo scrivo perché non è facile scriverlo, e fidatevi non lo è!) lo faccio anche perché considero (e nessuno lo ha mai smentito!) i miei lettori superiori ad altri lettori, peccando di ubris (anche se non si scrive così ma va bene così… word me lo corregge con yogurt!), sono fortemente convinto che chi mi legge non è un idiota che legge Fabio Volo o Moccia ma che abbia la cultura sufficientemente alta per capirlo, per capire che se anche scrivo “strano” loro riescono a scardinare le mie pippe mentali letterali, i pochi che hanno letto questo mio personale work in progress hanno superato la prova a pieni voti, e non ne ho mai dubitato!

1 commento:

-40 Denari-

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