La
cosa peggiore che può succedere ad uno scrittore non è la paura ( o terrore che
dir si voglia, anche se paura e terrore sono due parole distinte con un diverso
significato [non ho voglia di scriverlo quindi andate a prendervi un
vocabolario qualsiasi, anche il Piccolo Palazzi e controllatevelo da voi!] ma
che fa sì che il risultato non cambia!) della pagina bianca o il famigerato
blocco dello scrittore (per esempio è da una settimana che scrivo di notte [due
cose e basta!] e basta, durante il giorno a mo’ di Iron Man “tengo duro!”!) l’enorme
paura è il non trovare la parola giusta nel momento giusto nello scritto
giusto, so che può sembrare una cazzata ma una parola sbagliata fa sbagliare il
tutto, per fare un piccolo esempio, c’è una bella differenza tra il termine “Pene”
e il termine “Cazzo”, se usassi il
termine “Cazzo” chi leggerà ciò che ho scritto aumenterà l’attenzione su ciò
che sta leggendo (e non per il termine gergale con cui si nomina il Pene!) ed è
provato, provate voi a togliere ogni singola parola volgare da un romanzo come
Trainspotting, il risultato? Una noia indicibile!
Quando
ho deciso di mettere la parola “fine” (mentalmente s’intende!) a quel colosso
letterointellettuale che è O’Shere mi
sono sentito svuotato dalle parole, il “Colosso” mi aveva prosciugato per
undici anni e passa le mie facoltà intellettuali (o presunte tali!), ed ora che
è presubilmente finito (lo è visto e considerato che è perfetto e lucido così
com’è e mai e poi mai ci rimetterò mano sopra!)
non riesco a scrivere più di un paio di pagine (ovviamente sto scrivendo
cose ma per la maggior parte di ciò che scrivo sono saggetti [a parte il saggio
sul femminismo e ciò che ha portato, ovvero il saggio sul femmicidio!] e
qualche poesia!), non lo vedo come un problema serio, se m’arriveranno idee le
butterò su carta, se non arriveranno studierò qualcosa per farmele venire, il
problema di base però è un altro!
È
dal millenovecentonovantaquattro che scrivo senza sosta e senza una pausa (la
mole dei miei scritti è praticamente incalcolabile e parlo dei miei scritti
rilegati che ho in casa, tralasciando le varie lettere e i svariati scritti che
non ho mai stampato [tra cui un romanzo fantascientifico e un voluminoso libro
d’aforismi nichilistici!]!) e forse il mio cervello è stanco, poi calcolando
ciò che è successo tra domenica e lunedì non fa un gran bene al mio cervello, la
mia non è una mancanza manichea d’idee, anzi di quest’ultime ne ho fin troppe
(eccessivamente troppe direi!) ma sono le parole che mi sfuggono, sono queste
piccole bastarde di parole che non collimano con le mie idee e fanno sì che ciò
che ho in mente non può essere scritto (ho da mesi in mente un racconto su un
commesso viaggatore che non riesce a prendere forma, so come iniziarlo ma poi
non so come continuarlo, e so che la mia ultima frase è altamente scorretta ma
non sapevo bene come scriverla, e questo non renderebbe giustizia al racconto
ed è ciò che non voglio!)!
Se
fossi uno scrittore surrealista il problema non si ponerebbe ma ahimè non lo
sono, il mio studio letterale mi ha portato a descrivere la mente e i pensieri
dei miei personaggi (O’Shere ne è la prova tangibile e concreta!) e passare di
botto così alla cazzo sarebbe una scorrettezza verso i potenziali lettori che
ho (pochi, pochissimi quasi inesistenti!), quindi tutta questa pantomima inutile
è servita a me per spiegarmi e spiegarvi il perché non pubblico più una minchia
sul mio blog e per pubblicare qualcosa (finalmente!) sul mio famigerato blog!