-Sul concetto di
scrittura-
Lo
scrivere non è facile!
So
benissimo che il collegare lettere, parole, frasi, periodi lunghi o brevi,
creare capoversi, pagine e quant’altro non è difficile in sé e di per sé,
sarebbe una cosa da tutti, così parrebbe, ma non è così!
Lo
scrivere s’impara alle elementari, il mettere in fila parole su parole,
scrivere un tema (non so se si scrivono ancora temi o dettati!), lo sanno fare
tutti, chi più chi meno (e tralascio le lettere informali o di lavoro che ormai
sono già scritte… e non parlo delle lettere dei vari avvocati che si possono
riassumere in poco più di tre righe e sono di otto pagine!), non sto parlando
di scrivere ma di scrittura!
Sono
due termini molto differenti, a meno che non si è analfabeti tutti o quasi
sanno scrivere, io parlo d’altro, parlo della nobile arte della scrittura!
A
mio avviso esistono due tipi di scrittori, chi scrive per pubblicare e chi ha
il bisogno fisico di scrivere, io non faccio parte della prima categoria (e
molti autori che conosco non ne fanno parte e non per nulla gli adoro!), la
prima categoria sono scrittori si, anche bravi e geniali tipo Joyce (che
secondo me ha scritto molto ma molto di più di ciò che ha pubblicato ma doveva
mangiare!), il secondo tipo scrive e basta solo per il piacere di creare,
facendo parte di questa seconda categoria posso solo parlare di questa
categoria!
Facciamo
dei piccoli esempi, Kafka, considerato universalmente un genio, ha pubblicato
un paio di recensioni e due racconti, il resto non lo reputava degno di essere
pubblicato e infatti lasciò come testamento che i suoi scritti venissero
bruciati ma poi Brood, suo amico, decise di pubblicare le opere dell’amico e
diventò Kafka!
Diciamo
che scrivo dal novantaquattro del secolo scorso e non voglio considerarmi come
un Kafka (non merito neanche d’avere una lettera del suo cognome nel mio nome e
cognome!) e quindi scrivo da un bel po’ di tempo, non mi sono mai fermato dal
quel lontano novantaquattro, alla tenera età di quattordici anni (il famigerato
racconto del ragioniere, che prendevo a piene mani lo stile kafkiano!), incominciavo
a scrive e non ho mai smesso, forse per un periodo, ma breve, perché per me lo
scrivere non è il mettere lettere e frasi in linea, è qualcosa di più, è un
bisogno fisico, una droga, la scrittura lo è, e me ne sto accorgendo
ultimamente conoscendo autori che (scusate l’hybris!) sono come me, devono
scrivere, è più forte di loro, non riescono a non farlo, potrebbero fare
qualsiasi lavoro dal più umile al più prestigioso ma alla fine devono scrivere
le loro cose su carta, la scrittura è qualcosa che nasce dentro, è un vulcano
in piena che deve eruttare e lo fa, prendo Kafka come esempio perché è il
massimo esponente di questa mia idea, Kafka scriveva sempre e faceva un lavoro
di merda, un po’ come il mio, ma io non sono Kafka, a dirla tutta io non c’entro
proprio nulla con Kafka, sono più psicologico ma questo è un altro discorso!
Torniamo
a bomba!
Non
vorrei elogiare i soliti autori che la pensano bene o male come me e che
sentono il bisogno, quasi fisico di scrivere, e con fisico intendo il bisogno
di scrivere sempre e comunque, ma questi due autori devo citarli, ovvero Marco
Rincioni e Barbara Baraldi, ok sono ripetitivo, lo so, magari passo per lecca
culo, ma questi due autori che ho la fortuna di averli conosciuti dal vivo,
sono scrittori che sentono il bisogno psicofisico di scrivere, ok vi faccio
degli esempi!
La
mano sbagliata, il primo fumetto di Barbara che ho letto, non ho ancora letto i
libri e spero che me ne scuserà, ciò che non ho scritto nella mia “recensione”
o per meglio dire “la mia”, è che l’albo è terribilmente intimistico, forse
sbaglio, forse no, ha creato due personaggi femminili molto diversi tra loro
una spiegazione di una psiche fortissima, la mente non è solo nero o bianco ma
è anche grigio, Barbara (scusa se ti do del tu!), hai scritto una sceneggiatura
o meglio un racconto, hai distrutto al pieno il concetto di fumetto, hai
scritto un racconto disegnato superbamente, la cosa che mi lascia perplesso
(nel conoscerti!) è il fatto del grigio, volevi al pieno scrivere quel racconto
e lo hai fatto meravigliosamente, ciò m’induce che cara Barbara Baraldi sei più
simile a come mi approccio io alla scrittura, ovvero il bisogno di scrivere,
magari esorcizzare alcuni demoni o magari no, non saprei, ma so di certo che
senti il bisogno quasi fisico di scrivere e questo lo capito, e quindi non
posso non annoverarti tra i grandi scrittori, ovvero coloro che devono
scrivere!
Marco,
parliamone, molto, Marco non è uno scrittore, no, non lo è, è altro, Marco è
uno stupratore, si, riesce a capire la mente umana meglio di qualsiasi psichiatra
o psicologo, e ha studiato filosofia, ma credo, anzi ne sono sicuro che anche
lui ami scrivere, e molto, lo capito perché quando incontro sia virtualmente
che fisicamente persone a me affine nasce qualcosa, un collegamento che qualsiasi
cosa si scrive venga recepito come lo si voleva scrivere, ecco Marco mi fa
questo effetto, io capisco lui e lui capisce me, è difficile da spiegare,
molto, ma sinceramente parlando non dovete capirlo, se vi capita è un bene se
non vi capita peggio per voi!
Perché
annovero Marco in questa sezione di scrittori veri, a parte che ho letto il suo
fumetto e il suo saggio (con molta difficoltà lo devo ammettere, anche perché
non conosco il tedesco!), e a parte che lo trovo un’anima affine alla mia, e
sono poche, molto poche, devo dire che leggendo la sua prima sceneggiatura
pubblicata, mi sono ritrovato in una scrittura estremamente lineare, una
scrittura capibile da tutti, poi lo riletto, e la sua prima sceneggiatura è si
scritta in modo “semplice” ma nasconde estreme chiave di lettura, ed è qui che
Marco entra nel gruppo degli scrittori che non vogliano pubblicare a tutti i
costi, Marco voleva scrivere quella storia, la storia di Paper Ugo, non so il perché,
ahimè non lo conosco così bene, ma la sua storia trasuda tutto questo, e altro
che abbracciarlo, bisognerebbe inchinarsi a lui, ha scritto ciò che voleva e
che magari teneva dentro da un po’ ed è riuscito (anche grazie al fratello!
Giulio e che se non fosse per lui non avrei mai conosciuto Marco!) in modo
fantastico a descrivere molte vite, tra cui la mia, in maniera geniale!
Ed
io?
Io
come posso reputarmi?
Non
saprei, scrivo, scrivo molto, e pubblico o meglio rendo pubblico molto poco, si
scrivo molto, moltissimo, ma non rendo pubblico tutto ciò che scrivo e ci
mancherebbe altro, ho due metri e passa di manoscritti rilegati in casa, ma è
qui che voglio arrivare, lo scrivere non è il pubblicare, la scrittura è altro
(e i due geniali scrittori che ho citato e che conosco ne fanno parte!), la
scrittura è il sacrificio estremo, è il lavoro costante su moltissime cose, è
come lavorare in miniera? No!, ma la fatica è quasi la stessa, il scrivere un
bel periodo, l’inserire i svariati appunti che non riescono ad entrare in una
storia, lo stile da usare, i vari blocchi dello scrittore, il foglio bianco,
ok, non sarà come lavorare in miniera ma è molto pesante, mentalmente…. Fate conto
che sto elaborando mentalmente un racconto da sei mesi…. E ho detto tutto!
Scrivi dal 1994 e scrivi "Lo" al posto di "L'ho"?.
RispondiEliminaPer tre volte consecutive non è distrazione, è violenza sulla lingua italiana.
Si lo è.... il brutto nello scrivere molto velocemente e sono fortemente sicuro che troverai altri orrori sia grammaticali che di battitura, mi spiace, ma quando posto non rileggo mai e dovrei farlo... ed è per questo che chiedo perennemente scusa alla sacra Musa della grammatica.... e non sono ironico ne sarcastico!
RispondiElimina