-Il peso
dell’imperatore cinese-
K.
non stava bene, proprio per niente, aveva quel malessere esistenziali della
pubertà, lui però aveva quasi quarant’anni!
K.
era una persona semplice, non aveva fronzoli nel cervello, avevi pochissimi
bisogni, a parte quegli fisici, non aveva hobby, non aveva passioni da scaldare
ogni singolo secondo della sua esistenza, non aveva nulla, niente, lo zero
assoluto!
La
cosa non gli dava noia ne pensieri, viveva felicemente così!
Aveva
un lavoro banale in una ditta banale, ogni mattina usciva di casa, si faceva
quindici chilometri da casa sua all’ufficio, lavorava dodici ore e poi tornava
a casa e così tutti i giorni!
Ma
poi arrivò qualcuno!
Quel
qualcuno passa inosservato, era una persona qualsiasi, la solita persona che si
incontra sui mezzi pubblici e che non si nota!
K.
aveva notato, sapeva che non sarebbe finita bene, ma lui se ne era accorto!
Si
chiama F. ed era una persona speciale, a sentire K., era la tipica persona che
passa inosservata ma chi sa per quale motivo logico rimane dentro alla mente,
K. Quella mattina per la prima volta in assoluto, arrivò in ritardo, si scusò
con i suoi superiori e si rimise al lavoro!
Una
vetrina in centro esplode, frammenti di vetro e vettovaglie si spargono sul
marciapiede, nessuno vede il sangue che cola attraverso le vetrine, ci saranno
dodici morti, nessun ferito, sono tutti morti!
F.
aveva una vita movimentata, non fisicamente ma mentalmente, soffriva, molto,
non sapeva bene chi fosse o chi potrebbe essere, viveva in un limbo ovattato
che, sotto sotto, amava, adorava starsene per ore a letto a fissare il soffitto
e a non pensare, il pensare era una cosa superflua stando ai suoi dettami
mentali, non aveva bisogno di:
·
Amici
·
Compagni
·
Famigliari
·
Amicizie
·
Chiacchere
da bar
·
Il
voler essere ciò che non era
·
L’apparire
perfetto/a
Queste
cose erano superflue, molto, pensava solo al secondo in cui viveva il resto non
contava!
Una
macchina che andava a duecentoquindici all’ora è andata con fare deciso contro
una negozio, un bel negozietto che vendeva candele fatte in casa, era il tipico
negozio artigianale che viveva solo grazie allo zoccolo duro dei suoi clienti
che quasi quotidianamente entrava nel negozio e comprava un paio di candele
fatte in casa!
Il
gestore sotto sotto, ne era felice, molto, non aveva mire capitalistiche, gli
bastava vendere le sue candele e basta, poi era irrilevante che durante la
notte passava ore e ore a fabbricarle, la fatica e il sonno, erano un problema
superabile, lo era perché amava ciò che stava facendo!
K.
si ritrovò ad amare F., si, un sentimento così forte non lo aveva mai provato,
mai, sapeva inconsciamente che F. era la scelta giusta, quella propizia, quella
mattina arrivò in ritardo perché passo per il negozietto di candele, ma ciò che
aveva comprato come regalo non riuscì a darlo, rimase in un cassetto della sua
scrivania!
F.
amava le candele fatte in casa, non le collezionava ma adorava averne in casa,
quella mattina, prima d’andare in ufficio si recò nel piccolo negozio
artigianale che fabbricava candele!
Dopo
il ritardo in ufficio K., pensò bene di andare nel negozio di candele
leggermente prima, voleva sempre essere in orario, prese un paio di candele
all’aroma di cannella e bergamotto, le pago ma poi…
F.
la sera prima aveva mangiato pesante e il suo intestino reclamava vendetta,
entrò nel negozio di candele e ancor prima di prendere delle candele per
l’appunto, si fiondò in bagno, furono i trenta minuti di paradiso mai concepiti
prima!
La
macchina non aveva superato la revisione dei freni, in pratica non aveva le
pastiglie, per essere più chiaro, la macchina non frenava, entrò pesantemente
nella vetrina del negozio di candele e falcidiò tutti i presenti, poi la
machina esplose e causò ancora più danni di quanto ne aveva già commessi,
morirono tutti nel negozio nessuno escluso… no, una persona si salvò!
Quando
F. uscì dal bagno, felice, si ritrovò davanti un’apocalisse, corpi e sangue
ovunque, era una scena degna della bibbia, sangue che colava ovunque, arti
spezzati e tranciati che penzolavano, erano tutti morti, uscì dal negozio, si
fermò un secondo, un solo secondo, un battito di ciglia, quando un pezzo del
balcone del primo piano dove abitavano la famiglia Cortez si stacco, forse a
causa dell’esplosione della macchina, forse perché era stato costruito male,
nessuno saprà mai le ragioni, un pezzo bello grosso si staccò dal balcone, un
pezzo di cemento di quasi cento chili colpì in testa F. schiacciandola al
suolo, non rimase nessuno vivo dall’incidente, chi per l’incidente in se chi
per altro… K. Non si sarebbe mai dichiarato a F. e F. non scoprì mai che K.
Volesse avere una relazione, tutto finì alle sette e trentanove di mattino di
un placido martedì di luglio!
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