-Il salsicciotto
di Fritz, mangiatore di denti-
Con tutta la mia
mente
E
Tutto il mio
cuore ad
A.!
Hans,
non era un brutto ragazzo a parte le improponibile orecchie a svento9la che
svettavano come due vele di una barca molto grossa, non aveva grandi ispirazioni
sul mondo ma si divertiva molto a spendere tutti i soldi guadagnati con
prostitute che avevano superato i sessant’anni, e gli piaceva molto farsi
defecare sul viso da quest’ultime prostitute.
Abraham
faceva il maniscalco all’epoca, un lavoro tranquillo e senza fronzoli, un
lavoro tranquillo, tutto nella norma, non aveva grilli per la testa a parte il
vizietto di urinare sempre con la tavoletta del W.C. chiusa, imbrattando con la
sua urina tutto il copri water.
Absalon,
era un probo e integerrimo abitante, andava in chiesa tutti i giorni prima
d’andare a lavorare, dava cospicue
donazioni per i bambini poveri, faceva la comunione tutti i giorni e si
confessava un giorno si e uno no, amava la sua chiesa e forse l’amava troppo,
anche perché ha stuprato tutti i chierichetti che passavano per la sua diocesi
da almeno vent’anni.
Aswin
è sempre stato un uomo serio, di poche parole, la tipica persona che si faceva
gli affari suoi, non aveva amici ne amiche, era un uomo solitario e taciturno,
troppo taciturno a sentir il pare del paese, ma a lui non interessava, non gli
interessava ciò che il mondo pensava di lui, era gay e nascondeva il suo
essere, non voleva dimostrarlo e si infliggeva ferite sul corpo per estirpare
ciò che lui considerava una malattia.
Dagomar
era il fruttivendolo del paese, conosciuto da tutti, un bonaccione, a sentire
le voci, mai una multa o quant’altro, non aveva nulla di cui preoccuparsi ma
alla lunga il vendere ortaggi e piante porta allo sfinimento ed è per questo
che ha cominciato a mangiare carne, ma non di mucca o maiale o pollo bensì
umana, la faceva frollare per giorni per renderla tenera e poi la cucinava in
svariati modi, era sempre deliziato quando poteva agguantare un cosciotto o una
parte qualsias9i di un corpo umano.
Derik,
aveva un piccolo problema, piccolissimo problema, aveva il pene di un bambino
di tre anni, non lo aveva mai detto a nessuno e nonostante vivesse per vedere
porno e ammazzarsi di seghe il suo pene non cresceva, ha provato in tutti i
modi a farlo crescere ma con nessun risultato, quando morì dissanguato nessun
medico disse il perché morì!
Dominikus
era aitante, muscoloso, biondo con gli occhi azzurri, un bel manzo si direbbe,
un tipo che potrebbe ottenere tutto solo se lo volesse, ma no, Dominikus
soffriva di depressione cronica, sorrideva sempre a tutti e sembrava sempre e
perennemente felice, ma non lo era, era l’inverso, soffriva come un cane, non
stava bene, l’alcol preso non serviva, le droghe men che meno, quando lo
trovarono in una vasca piena d’acqua calda con i polsi tagliati
irrimediabilmente nessuno capì il perché, nessuno.
Degenhard
era un nulla facente, gironzolava per il paese senza una meta, peccato che
nessuno conosca la sua storia, dopo tre overdose, voleva camminare e basta,
voleva vivere la vita che voleva vivere e basta.
Egberta
è sempre stato strano, non parlava o meglio ha incominciato a parlare a cinque
anni, ciò che diceva erano farsi senza senso, parlava di resurrezioni e di Dio,
parlava e parlava e nessuno lo ascoltava, è stato un peccato che sia morto
sotto un’auto in corsa che non si è fermata, un peccato perché era la
reincarnazione di Cristo.
Engelfried
non aveva grilli per la testa, era un single felice e pensava solo al lavoro,
il suo unico cruccio era l’apparire meglio di chiunque, poi beveva la sua urina
meticolosamente archiviata nel suo frigorifero, la beveva per giorni, ne era
assuefatto.
Fulbert,
a prima vista era la persona migliore del paese, integerrimo, fu sindaco per
due volte, voleva o meglio esigeva che tutti rispettassero le regole da lui
imposte, sorrideva sempre a trecentosessantacinque denti, era cordiale e
perennemente felice, la moglie sorrideva mesta al suo fianco, ha tre figlie,
una moglie e una carriera in salita, poi, è c’è sempre un poi, si venne a
scoprire che era un alcolizzato cronico, che quando beveva picchiava
furiosamente sua moglie e abusava delle sue figlie, pianse quando lo
arrestarono, affermò che erano loro a volerlo, fu accoltellato per duecento
volte in carcere.
Gottwald
morì giovane, molto giovane fin troppo, peccato che ad ucciderlo fu una sua
vittima perché aveva il vizio di stuprare qualsiasi donna a sua portata.
Iwo
era perennemente triste, piangeva, sorrideva e piangeva nuovamente, non stava
bene, ogni sconfitta della vita era un peso insormontabile, tonnellate e
tonnellate di peso sulla sua giovane schiena, vomitava bile tutti i giorni,
stava male , lo stomaco era ormai un fievole ricordo, vomitava e basta, era
triste e poi felice, non lo sapeva neanche lui, non voleva vivere così, arrivato
hai quarantaquattro anni prese una corda ben robusta, fece un cappio e se lo
fece passare attorno al collo, fu un movimento veloce, aveva il soffitto alto,
la sedia dove si era posizionato era dell’altezza giusta, la corda stringeva
molto il suo collo, i primi ematomi che affioravano, fu un attimo, si lanciò
dalla sedia, il collo si distrusse in un decimo di secondo, le interiora fecero
fuoriuscire tutto il loro contenuto, urina e feci si mescolarono in un vortice
sulla sua gamba destra, gli occhi si chiusero e la vita lasciò per sempre il
corpo esanime di Iwo, nessuno lo pianse, nessuno pregò per la sua morte, era
morto, basta questo.
Fritz
era un macellaio, amava il suo lavoro, avere la carne di maiale a portata di
mano lo faceva sentire un dio, da carne rosea informe poteva creare qualcosa
che era mangiabile o meglio commestibile, fabbricava lui stesso i salsicciotti che tutto il paese ne andava
ghiotto, era una preparazione meticolosa, doveva macinare, distruggere e
quant’altro per poi rifilarlo in una guaina di grasso di maiale, lo faceva per
suo compiacimento, amava il suo lavoro e lo amava alla follia, il creare
salsicciotti era la sua massima aspirazione, era una persona semplice, molto
semplice, non ne sapeva nulla di filosofia o quant’altro, lui voleva solo fare
salsicce e insaccati, era sempre gentile con i clienti e gli informava sul
taglio giusto per ciò che volevano farne della sua carne, era meticoloso
all’eccesso non avrebbe mai venduto un pezzo di carne che non era fresco o quant'altro, voleva il meglio per la sua clientela, dava il meglio e solo il
meglio, era talmente dentro al suo business, che non buttava nulla, tutto ciò
che rimaneva, ovvero le parti non vendibili, se le mangiava lui, ma aveva un
vizio, un vizio incolore, adorava masticare i denti delle bestie che macellava,
era la sua pecca e il suo peccato, ma il sentire i denti di una vacca o di un
maiale che si sgretolavano sotto i suoi denti era un piacere estremo per lui,
lui pensava che meglio è sgranocchiare dei denti di animali morti invece di
andare a troie vecchie o incularsi dei bambini, lui almeno la pensava così, in
fin dei conti non faceva male a nessuno!
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