domenica 6 novembre 2016

-GENIALE-




-La mia su “Paperi” dei fratelli Rincione (e siamo a quattro!)-

Devo ammetterlo, ho detto una cazzata, ebbene si, non è la quarta volta che parlo dei gemelli meraviglia ma bensì la sesta, ma tant’è!
Chi mi legge sa che io ho un occhio di riguardo verso i due gemelli e seguo qualsiasi cosa che fanno, dal disegno (e parlare di disegno è la cosa più riduttiva che esista al mondo riferita a Giulio, è un po’ come se si parlasse di Leonardo solo e unicamente per la Monna Lisa!), ieri (05/11/2016!) ero in centro a comprare dei regali di compleanno, e a parte fare il mio shopping ho deciso di passare nella fumetteria del centro (dove trovo sempre i lavori dei Gemelli!), ovviamente ne compro due coppie, si, ne compro sempre due coppie di qualsiasi lavoro dei due gemelli, e potrei dirvi anche il perché ma sinceramente parlando non ne ho voglia ora!
Ho finito il preambolo tipico delle “La mia”!

Esistono pochissimi scritti che mi hanno fatto dire :”Cazzo lo volevo scrivere io!”, tra questi c’è il Finnegan Wake, Infinity Jest, il Processo e un altro scritto! Ok, partiamo dall’inizio, chi mi segue sa che amo come scrive Marco e non lo elogio perché è un mio amico ma perché mi fa capire in modo terribilmente filosofico e intellettuale che io posso fare di meglio (lo so Marco magari tu non lo fai consciamente ma lo fai per me e ti devo dire grazie!), ok Marco ha scritto un prequel di Paperi, che prequel non è, o meglio lo è fino ad un certo punto, ha scritto un racconto (di Joyciana memoria…. I vari quack posizionati qui e la nel racconto o meglio posizionati magistralmente in questo racconto sono la cosa più joyciana dai tempi di Joyce!) bellissimo, si, io che scrivo racconti mi sono dovuto inchinare alla potenza letterale e psicologica di questo racconto, non è un racconto, è uno squarcio livido e lucido su una vita, che può essere la vita di chiunque (ed è qui che Marco è un grande scrittore, rende i suoi scritti universali, ovvero, tra mille anni o giù di lì qualcuno leggerà un suo racconto e si riconoscerà, la scrittura pura è questo, rendere uno scritto universale e Marco ci riesce e lo fa bene, molto bene [provate a cambiare i nomi del suo racconto e il racconto stesso si regge perfettamente!]!), il prequel non da e non toglie nulla alla trilogia, ma anzi da una lettura diversa di un personaggio fuori dalla storia che suo malgrado c’entra a pieno diritto,  un papero (?) distrutto che è costretto alla sua immobilità fisica e mentale, un papero distrutto da se stesso che ha bisogno di altri per vivere o sopravvivere, una madre opprimente che più opprimente non si può, un leggero senso di Edipo che alleggia in tutto il racconto e quando il povero Paper Franco tenta di lasciarsi tutto alle spalle ecco che arriva l’inculata finale, il sapere di non poter mai essere felice, perché lui, in primis non vuole essere felice, s’accontenta di ciò che ha nella sua più profonda tristezza ubriaco dei suoi sogni di una vita che non sarà mai sua, e poi il finale, ho pianto, lo devo ammettere, Marco mi ha fatto piangere nel finale, non per il finale in se ma ciò che mi ha regalato scrivendo questo meraviglioso, anzi MERAVIGLIOSO racconto, e ancora una volta ha alzato l’asticella sempre di più facendo in modo che io debba dare di più…. Ti prego Marco scrivimi un harmony, davvero, non riesco a scrivere bene come scrivi te e soprattutto ti prego continua a scrivere!

Ho parlato del prequel ma non della fine, la trilogia dei Paperi si regge benissimo sulle proprie gambe ma visto che Giulio è un genio (e che le sue opere dovrebbero essere esposte in un museo o al minimo crearli un museo a suo nome!) ha voluto scrivere un dopo il terzo numero, una storia scritta e disegnata (sigh, uso ancora questo termine inutile per parlare della sua arte, ok, sono un coglione!) da lui, la storia è breve, molto breve ma spiega o meglio fa capire attraverso le opere d’arte divise in vignette ciò che è successo dopo il terzo numero, è una rivincita di Paper Ugo, che finalmente s’incazza e fa ciò che doveva fare anni prima quando quel gran figlio di mille puttane di suo fratello ha fatto ciò che ha fatto, un Paper Ugo talmente umano e talmente incazzato è la ciliegina sulla torta, si vede un papero incazzato che al massimo della sua depressione (la tavola di Paper Ugo che sfiora la lapide di suo padre dovrebbe essere esposta in un museo perché è qualcosa che travalica l’arte e il bello è qualcosa di più!) riesce a tirare fuori le palle e fa ciò che volevo che facesse per tutta la trilogia!

Che dire?
A parte che i Paperi ancora una volta mi hanno fatto emozionare (nel bene e nel male!)?
A parte che questo libro (non chiamatelo volume per favore!) dovrebbe stare in ogni casa di ogni singola persona del mondo?
A parte che potete leggere un racconto a dir poco meraviglioso?
A parte poter rifarvi gli occhi con un’arte non alta ma molto ma molto di più?
A parte che personalmente parlando considero la trilogia dei Paperi prima e questo volume poi una delle cose più geniali e grandiose che siano mai state pubblicate da trent’anni a questa parte?

Che dire  d’altro? Se non lo comprate non cambia nulla nel mondo ma voi che non lo avete comprate sarete molto ma molto più poveri dentro! 

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