-La mia su “Paperi”
dei fratelli Rincione (e siamo a quattro!)-
Devo
ammetterlo, ho detto una cazzata, ebbene si, non è la quarta volta che parlo
dei gemelli meraviglia ma bensì la sesta, ma tant’è!
Chi
mi legge sa che io ho un occhio di riguardo verso i due gemelli e seguo
qualsiasi cosa che fanno, dal disegno (e parlare di disegno è la cosa più
riduttiva che esista al mondo riferita a Giulio, è un po’ come se si parlasse
di Leonardo solo e unicamente per la Monna Lisa!), ieri (05/11/2016!) ero in
centro a comprare dei regali di compleanno, e a parte fare il mio shopping ho
deciso di passare nella fumetteria del centro (dove trovo sempre i lavori dei
Gemelli!), ovviamente ne compro due coppie, si, ne compro sempre due coppie di
qualsiasi lavoro dei due gemelli, e potrei dirvi anche il perché ma
sinceramente parlando non ne ho voglia ora!
Ho
finito il preambolo tipico delle “La mia”!
Esistono
pochissimi scritti che mi hanno fatto dire :”Cazzo lo volevo scrivere io!”, tra
questi c’è il Finnegan Wake, Infinity Jest, il Processo e un altro scritto! Ok,
partiamo dall’inizio, chi mi segue sa che amo come scrive Marco e non lo elogio
perché è un mio amico ma perché mi fa capire in modo terribilmente filosofico e
intellettuale che io posso fare di meglio (lo so Marco magari tu non lo fai
consciamente ma lo fai per me e ti devo dire grazie!), ok Marco ha scritto un
prequel di Paperi, che prequel non è, o meglio lo è fino ad un certo punto, ha
scritto un racconto (di Joyciana memoria…. I vari quack posizionati qui e la
nel racconto o meglio posizionati magistralmente in questo racconto sono la
cosa più joyciana dai tempi di Joyce!) bellissimo, si, io che scrivo racconti
mi sono dovuto inchinare alla potenza letterale e psicologica di questo
racconto, non è un racconto, è uno squarcio livido e lucido su una vita, che
può essere la vita di chiunque (ed è qui che Marco è un grande scrittore, rende
i suoi scritti universali, ovvero, tra mille anni o giù di lì qualcuno leggerà
un suo racconto e si riconoscerà, la scrittura pura è questo, rendere uno scritto
universale e Marco ci riesce e lo fa bene, molto bene [provate a cambiare i
nomi del suo racconto e il racconto stesso si regge perfettamente!]!), il
prequel non da e non toglie nulla alla trilogia, ma anzi da una lettura diversa
di un personaggio fuori dalla storia che suo malgrado c’entra a pieno
diritto, un papero (?) distrutto che è
costretto alla sua immobilità fisica e mentale, un papero distrutto da se
stesso che ha bisogno di altri per vivere o sopravvivere, una madre opprimente
che più opprimente non si può, un leggero senso di Edipo che alleggia in tutto
il racconto e quando il povero Paper Franco tenta di lasciarsi tutto alle
spalle ecco che arriva l’inculata finale, il sapere di non poter mai essere
felice, perché lui, in primis non vuole essere felice, s’accontenta di ciò che
ha nella sua più profonda tristezza ubriaco dei suoi sogni di una vita che non
sarà mai sua, e poi il finale, ho pianto, lo devo ammettere, Marco mi ha fatto
piangere nel finale, non per il finale in se ma ciò che mi ha regalato
scrivendo questo meraviglioso, anzi MERAVIGLIOSO racconto, e ancora una volta
ha alzato l’asticella sempre di più facendo in modo che io debba dare di più…. Ti
prego Marco scrivimi un harmony, davvero, non riesco a scrivere bene come
scrivi te e soprattutto ti prego continua a scrivere!
Ho
parlato del prequel ma non della fine, la trilogia dei Paperi si regge
benissimo sulle proprie gambe ma visto che Giulio è un genio (e che le sue
opere dovrebbero essere esposte in un museo o al minimo crearli un museo a suo
nome!) ha voluto scrivere un dopo il terzo numero, una storia scritta e
disegnata (sigh, uso ancora questo termine inutile per parlare della sua arte,
ok, sono un coglione!) da lui, la storia è breve, molto breve ma spiega o
meglio fa capire attraverso le opere d’arte divise in vignette ciò che è
successo dopo il terzo numero, è una rivincita di Paper Ugo, che finalmente s’incazza
e fa ciò che doveva fare anni prima quando quel gran figlio di mille puttane di
suo fratello ha fatto ciò che ha fatto, un Paper Ugo talmente umano e talmente
incazzato è la ciliegina sulla torta, si vede un papero incazzato che al
massimo della sua depressione (la tavola di Paper Ugo che sfiora la lapide di
suo padre dovrebbe essere esposta in un museo perché è qualcosa che travalica l’arte
e il bello è qualcosa di più!) riesce a tirare fuori le palle e fa ciò che
volevo che facesse per tutta la trilogia!
Che
dire?
A
parte che i Paperi ancora una volta mi hanno fatto emozionare (nel bene e nel
male!)?
A
parte che questo libro (non chiamatelo volume per favore!) dovrebbe stare in
ogni casa di ogni singola persona del mondo?
A
parte che potete leggere un racconto a dir poco meraviglioso?
A
parte poter rifarvi gli occhi con un’arte non alta ma molto ma molto di più?
A
parte che personalmente parlando considero la trilogia dei Paperi prima e
questo volume poi una delle cose più geniali e grandiose che siano mai state
pubblicate da trent’anni a questa parte?
Che
dire d’altro? Se non lo comprate non
cambia nulla nel mondo ma voi che non lo avete comprate sarete molto ma molto
più poveri dentro!
Nessun commento:
Posta un commento