venerdì 17 luglio 2015

-Solo un attimo ancora-

-Solo un attimo ancora-


La sua mano scheletrica scivola lentamente dalla mia mano, la lascia come se fosse una cosa che non può più avere, la mano cade, cade pesantemente affianco alle sue gambe (che erano così belle una volta!), mi sorride per un secondo, un solo secondo e poi il nero, tutto è finito!
È stata sotterrata dopo una settimana, come da rito, parenti, conoscenti, amici si sono radunati attorno a me per farmi le condoglianze, per dirmi la fastidiosa frase :”Se hai bisogno di qualcosa chiedi!”, conoscenti che sono venuti al funerale solo perché hanno letto il necrologio sul giornale, i parenti che vogliono entrarti nella tua vita di tutti i giorni, ma nessuno, anzi nessun’essere umano pensa a come stai veramente, tutti pronti a stringerti la mano, ad abbracciarti, a farti le condoglianze, ma nessuno sa cosa provo veramente!
Tutto è incominciato sei mesi fa, le prime analisi, il verdetto fatale, la dieta, le varie cure, tutto inutile, tutto COMPLETAMENTE INUTILE, chi cazzo mi ridarà mia moglie?
Non voleva che rimanevo in ospedale, me lo diceva sempre, me lo aveva proibito, ma io sono stato tutti i giorni in ospedale, a mangiare schifezze e a tenere la mano dell’unica donna che ho mai amato, non volevo vederla così, spegnersi come un cerino, non volevo vederla consumarsi, perdere peso a vista d’occhio e a richiedere come una tossica qualsiasi un po’ di morfina, non volevo vederla deperirsi!
Mi hanno chiesto se ho bisogno d’aiuto, si ne ho bisogno, ho bisogno che qualcuno riporti in vita la mia unica ragione d’esistenza, al funerale prima e alla veglia poi, tutti erano esperti della morte, tutti avevano un loro caro morto, tutti erano lì pronti a dare consigli, tutti a saperne una pagina più del libro, ho sorriso a tutti, ho stretto le mani a chiunque, ho fatto buon viso a cattivo gioco, alla fine gli ho ringraziati tutti, uno per uno, alla fine della veglia, tutti se ne sono andati e io mi sono ritrovato in una casa che non riconoscevo pur sapendo essere mia, riconoscevo la sala e la cucina, le stanze da letto e il bagno, riconoscevo tutto ma non sapevo o meglio non riconoscevo nessuna di queste stanze, davanti alla porta di casa mi sono accasciato senza vita in posizione fetale e ho pianto tutto ciò che avevo dentro, ho pianto di dolore e sofferenza, ho pianto per chi sa cosa, stavo lì davanti alla porta di casa rannicchiato in una posizione non felice a piangere come un bambino… sentivo già la mancanza!
Dopo la diagnosi molti “furboni” mi hanno consigliato di prepararmi al peggio, avevano preso il male troppo tardi e ormai era troppo esteso, dovevo preparami al peggio, l’unica cosa che potevano fare era alleviare leggermente il dolore, dovevo prepararmi al peggio, mi hanno consigliato diete e terapie alternative e non alternative, mi hanno detto che nonostante la morfina avrebbe comunque sofferto sofferenze indicibili, dovevo preparami al peggio, dopo la diagnosi ha passato solo un mese a casa e i restanti cinque in ospedale a consumarsi lentamente e inesorabilmente, dovevo prepararmi al peggio!
Il dolore che lacera dall’interno non ha cure, dicono che il tempo guarisce ogni dolore, sono cazzate, il tempo fa sì che il dolore aumenti, ho guardato per giorni e giorni le nostre foto, i nostri filmini, ho letto le lettere che ci scrivevamo, ho mantenuto vivo e vegeto il mio ricordo di Lei, anche al lavoro appena hanno saputo mi hanno fatto le condoglianze anche se non ne avevo bisogno, ogni volta che sento quella parola è come ritornare alla consapevolezza che lei non c’è più e fa sempre più male, dopo la sua morte la mia vita da viva e allegra si è trasformata in una apatica routine, lavoro e casa niente di più, niente di meno, vivo una vita che non è una vita ma è pura inerzia, non mi curo più, non voglio fare nulla, i primi tempi alcuni amici mi avevano invitato fuori per svagarmi, ho sempre rifiutato e ora non ci provano neanche più, “vivo” intrappolato in me stesso, non voglio uscire, non voglio vedere nessuno, non voglio conoscere persone nuove, voglio solamente starmene da solo con il mio dolore e basta!
Quando è morta ho provato a chiamare i vari dottori che hanno cercato di fare qualcosa ma tutto era inutile, hanno coperto il suo meraviglioso viso e hanno annunciato l’ora del decesso, non capivo cosa stesse succedendo, non riuscivo a mettere a fuoco nulla, era tutto irreale, era una cosa che doveva succedere agli altri non a me, ero un ospite nel mio corpo, non mi sono mosso, non ho emesso una parola ne un sospiro, dopo pochi minuti hanno portato via il suo corpo e la sua stanza era vuota, Lei non c’era più!



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