martedì 2 dicembre 2014

-I giardini di giugno-

-Trilogia Kafkiana III-

“I giardini di giugno”


Quella mattina il Signor R. si svegliò morto, tecnicamente il Signor R. non era morto, morto ma anzi godeva d’ottima salute per i suoi ottantacinque anni compiuti proprio quel giorno il venticinque giugno, quella mattina si svegliò come tutte le mattine alle otto meno un quarto (il Signor R. era una persona altamente ordinata e alquanto abitudinaria!) , quel giorno era il fatidico giorno che ogni pensionato aspetta, il giorno della pensione ma qualcosa quella mattina andò storto, dopo una colazione leggera e tutto ciò che si fa al mattino il Signor r. andò in banca per farsi accreditare la tanto sospirata pensione (che a giugno era più alta per la quattordicesima!) e fu proprio nel momento dell’accredito che scoprì suo malgrado d’essere morto.
Sulle prime sorrise e pensò ad un pessimo scherzo (di solito chi scherza sulla morte allunga la vita al diretto interessato dello scherzo!) ma il giovane cassiere non stava ridendo ne scherzando, per lo stato il Signor R. era defunto due giorni prima.
“Mi scusi…. Ma come faccio ad essere defunto se sono qui davanti a lei?”
“Il computer non sbaglia e la pensione non possiamo accreditargliela poiché risulta defunto!”
“Ma come?”
“Non posso farci niente dovrebbe andare a controllare lei di persona e magari fare una dichiarazione di vita!”
“Una dichiarazione di vita?”
“Esatto!”
Quella mattina il Signor R. non voleva litigare e con le pive nel sacco si diresse all’istituto preposto per le pensioni, la storia non cambiò, risultava defunto, la cosa non li andava giù al Signor R. anche perché con la sua presunta morte tutto era bloccato, il conto corrente, le bollette, tutto, anche la tessera del supermercato, per lo stato lui era morto e doveva rimanere tale, poiché lo stato non sbaglia mai!
Passarono solamente  ventiquattro ore e tutto era inesorabilmente bloccato, il gas e la luce piombati, il conto corrente congelato, il Signor R. non esisteva più, in teoria questo fatto poteva aprire molti vantaggi, tipo andare a rapinare una banca e nessuno poteva arrestarlo visto che era morto, poteva fare qualsiasi cosa senza pagare le conseguenze e lo avrebbe fatto se avesse avuto meno anni ma a ottantaquattro anni non si hanno ne le forze ne la voglia di fare alcunché.
Cosa poteva mai fare?
Andare in comune a fare la famosa dichiarazione di vita?
Ci provò ma inutilmente, una quasi analfabeta che era incaricata per queste pratiche non voleva sentire ragioni e anzi trattò il povero Signor R. come un farabutto pronto a rubare l’identità a un povero morto, il signor R. s’infuriò molto e nonostante avesse portato tutti i documenti che accertavano la sua vita l’addetta non voleva sentire ragioni, era morto e doveva rimanere morto, non c’erano alternative se non rimanere morto per finta o almeno aspettare la reale morte.
La battaglia che il Signor R. aveva intrapreso continuò a lungo, ma fu inutile le varie lettere scritte a ministri, senatori, primi ministri, sotto segretari, sotto sotto segretari, addirittura arrivò a scrivere al presidente della Repubblica in persona, fu inutile, nessuno delle alte sfere lo voleva ascoltare, i giornali tantomeno, non potevano credere che un morto non fosse morto, se era morto doveva essere morto, l’assurdità di tutta questa situazione era che il povero Signor R. era vivo e vegeto e anzi questa battaglia lo fece quasi ringiovanire.
I mesi da presunto morto ma non morto passarono e nonostante ch3e avesse tutto bloccato il Signor r. non si dava tregua, la sua battaglia (forse l’ultima!) doveva continuare e continuò per anni e anni, esattamente il venticinque giugno, giorno del suo novantesimo compleanno qualcosa si mosse, il Signor r. ricevette una lettera, una lettera importante che li comunicava che a causa di un’errata trascrizione lui non era da considerarsi morto ma a morire era un suo omonimo di dieci anni in meno, poteva finire così con lo sblocco totale di tutto ciò che era stato bloccato (sei anni di pensione arretrata e tutto il resto non era un fatto su cui sputarci sopra!) se non fosse che il povero Signor R. morì per davvero il giorno dopo che ricevette la lettera, forse per l’emozione estrema della sua vittoria contro lo stato che finalmente riconosceva il suo sbaglio, forse per altro, nessuno lo saprà mai, l’unica cosa che si sa di certo che il giorno della sua morte un signore che di cognome faceva R. si vide rifiutare l’accredito della pensione sul suo conto corrente personale…   


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