-De
Bello Romano [Non so con precisione quale De Bello Romano sia, sono
stato a Roma molteplici volte e so quasi sicuramente che ho scritto
almeno un De Bello dedicato alla città per eccellenza, l’ultima
mia visita è stata per una mostra di Caravaggio ma è stata una
toccata e fuga, la penultima è stata per un concerto dei Nine Inch
Nails per il loro tour che chiudeva la loro esperienza live e la
volta prima è stata con il Bro da cui è nato un De Bello, le volte
prima più che di De Belli si parla di pensieri disconnessi, e quindi
per l’appunto di pensieri quindi non degni di nota, comunque se
volete farvi una ricerca su quanti De Belli ho scritto per e su Roma
liberissimi di farlo, ho una montagna di carta da visionare, quindi
in bocca al lupo!]-
(Ovvero
ecco le svariate differenze tra Milano e Roma, senza essere scontati
o quant’altro visto che Milano non ne uscirà molto bene o almeno
ho notato delle differenze a dir poco abissali, in tutto o quasi!)
A
Serena “La migliore sotto tutti i punti di vista”
E
a
Christopher
Hitchens “Colui da cui copiavo senza saperlo”
I
GIORNO
La
primissima cosa che salta all’occhio a colui o colei che scende da
un treno dalla stazione di Termini di Roma è il Caos, un Caos
assoluto, le persone sono troppe e sembra quasi che nessuno sa bene
dove andare (a Milano c’è Caos ma i svariati passeggeri fanno di
tutto per impedire ad altri passeggeri di prendere il treno che
devono prendere!), appena si riesce ad uscire dalla bolgia dei
passeggeri che escono dai svariati treni si viene catapultati in una
vetrina quasi assoluta per lo shopping, ci sono vetrine e colori
praticamente ovunque (a Milano ti costringono quasi a comprare [a
meno che tu non sai il trucchetto che sta nel correre subito fuori se
no le vetrine come delle moderne sirene ti accalappiano e si finisce
a comprare una gondola veneziana [e si è a Milano, avete presente
quelle orribili gondole di plastica che tutti i tedeschi comprano
poiché pensano che l’Italia sia una sotto specie di regione sotto
sviluppata? Ecco le vendono a stazione centrale di Milano!] o altre
cazzate del tutto inutili che costano una fortuna per la serie Milano
è a nord e non fregano i turisti e questa è solo una delle tante
cose di ciò che è diventata Milano!), ma basta essere vaccinati
dallo shopping stronzo e si può soprassedere ai svariati colori e
vetrine (infatti, stranamente questo è stato uno dei pochi viaggi in
cui ho speso realmente poco e la cosa è realmente strana
conoscendomi e conoscendo le mie proverbiali mani bucate!), io lo
fatto e sono uscito dalla stazione; un colpo apoplettico, il traffico
romano, che non è un traffico normale, ma manco per il cazzo, è
caotico ma calmo, un caos quasi controllato (poi ho imparato come
vivere il traffico romano!), talmente controllato che ho rischiato di
finire sotto a una macchina che superava a destra e che credo che
l’autista mi abbia cordialmente mandato a dare via il culo, questo
è successo nell’arco di un paio di minuti!
Appena
uscito dalla stazione mi sono imbattuto in una prosperosa fanciulla
che asseriva d’essere una ragazza madre, che mi chiedeva
cortesemente qualche spicciolo per la sua causa, non ne avevo o
meglio non volevo dare spicci a nessuno, e qui la stranezza che mi ha
colpito, a Milano se dici no a qualcuno quest’ultimo ti rompe i
coglioni fino a quando non ottiene ciò che vuole, qui a Roma non è
così, gli ho detto che non avevo spiccioli e lei (la presunta
ragazza madre!) mi ha ringraziato, ovviamente dopo mi sono sentito in
colpa per non averli dato nulla ma la mia colpa è stata sopraffatta
da un tipo dello Sri Lanka che ha chiesto il mio presunto valoroso
aiuto per chiamare a casa, il problema di base era che questo tipo
aveva comprato quelle tessere intercontinentali che servono agli
extracomunitari per chiamare a casa, la cosa sta che bisogna grattare
un bordino argentato con un codice, appeno lo si è fatto bisogna
chiamare un centralino dicendo il codice, con quest’ultimo si può
chiamare dove si vuole, il problema di base con questo tipo è che
non sapeva alzare la cornetta, in parole povere ho dovuto compilarli
il numero del centralino e lasciarlo lì al suo destino, se sia
riuscito a chiamare a casa o no non lo so e sinceramente non è uno
dei mie pensieri, dovevo mangiare in primis e in secondis aspettare
S. che doveva venire a prelevarmi dalla stazione portarmi al B&B
di C. !
Sono
a Roma e quindi come primo pranzo (in teoria!) dovevo cercare di
mangiare romano (un po’ come andare in toscana [che è perennemente
nel mio cuore!] e non mangiare la fiorentina [che in teoria in
Toscana la chiamano la bistecca e concordo con questo termine anche
perché sono fortemente convinto che una bistecca da un paio di
grammi non è una bistecca ma dal chilo in su!], sarebbe una
bestemmia!) e invece ricordando il concerto dei NIN ho mangiato al Mc
Donald davanti alla stazione (e qui dovrei raccontare una storia
delirante del mio viaggio di ritorno dal concerto, in poche parole il
bus che doveva portarmi a stazione è arrivato in ritardo e di
conseguenza ho perso l’ultimo treno e quindi per passare il tempo
sono andato dal MC davanti alla stazione che quella sera era pieno di
spettatori del concerto e che purtroppo ha chiuso prima facendo sì
che io “dormissi” per la prima volta in stazione!) il delirio sta
che mi sono fatto superare nella fila da duemila cingalesi (i quali
prendevano solo un cono gelato [ma porcaccia la miseria perché
comprare un gelato al MC?] e ci mettevano un secolo per decidere!) ma
ero in vacanza e quindi la calma mi pervadeva, quindi non mi sono
irritato più di tanto, se succedeva a Milano sono sicuro che mi
sarei incazzato come una iena!
Prendo
il mio pranzo, e lo mangio a fatica anche perché (e nonostante tutto
non so darmi una spiegazione logica nonostante io sia altamente
logico!) ero nervoso, di rivedere S.? Non credo, o almeno in parte
sì, anche perché lo vista talmente poco che avevo quasi paura
(anche se il termine è esagerato!) che non mi riconoscesse (caso mai
avrei dormito [come ho già fatto dopo il concerto dei NIN!] fuori
dalla stazione!) così non è stato ma questo è successo dopo, prima
arriva l’attesa dal mio arrivo a Roma all’apparizione di S. (un
oretta circa!), dopo mangiato ho deciso di farmi un giretto intorno
alla stazione o meglio alla zona della stazione (una delle zone più
multietniche in Italia [anche perché me lo ha detto dopo S. ma a
dire il vero me ne ero accorto anche io!]!), tralasciando per un
secondo la seconda macchina che ha tentato di stirarmi (una panda
bianca tra le altre cose, e crepare sotto una panda è alquanto
disarmante per me, almeno se vuoi stirarmi fallo con stile, che so
con una Porche o una Ferrari!) devo parlarvi di uno dei tanti
personaggi che ho avuto la “fortuna” di incontrare, so che molti
di voi meravigliosi lettori non crederete a ciò che leggerete e
fidatevi ci credo a stento anche io se non fosse che lo visto con i
miei occhi, in mezzo a una strada (che manco a farlo apposta era
estremamente trafficata [e qui la domanda sorge spontanea, esiste una
strada a Roma non trafficata?]!) un tipo sovrappeso si è messo a
palleggiare con la testa, indossava una maglietta del Brasile, dei
calzoncini azzurri e delle calze che gli arrivavano al ginocchio,
vestito così come se nulla fosse si è messo a palleggiare, il
perché è chiaro (chiedevo l’obolo sacrosanto per la sua
dimostrazione [ho visto molti tedeschi, si lo erano anche perché
erano vestiti da tedeschi, fare fotografie e sghignazzare della
performance, ora vorrei ricordare a quei mangia crauti , che aimè ci
governano, che quando NOI avevamo le terme, le fognature e i palazzi
loro si scaldavano le bistecche sulle palle, giusto per dirne una!]!)
ma la cosa in sé e di per sé mi ha lasciato basito anche perché è
apparso dal nulla e ha incominciato a palleggiare rischiando di
finire sotto a una macchina.
Ho
girovagato per un paio di minuti non di più poi mi sono ridiretto
alla stazione e qui l’ennesimo delirio, uno dei tanti è stato un
barbone (non so come si scrive nel political correct [come se
m’importasse qualcosa del political correct!], quindi lo scriverò
in italiano, che tra le altre cose ha due milioni di sfumature
letterali per descrivere una singola cosa, giusto per ricordarlo hai
tedeschi scalda bistecche sulle palle!) che vedendomi fumare mi ha
chiesto una sigaretta, era l’ultima del pacchetto e lui non ha
insistito (cosa che mi è capitato di notare è che a Roma nessuno
insiste [oggi ventidue settembre, a fare l’aperitivo un filippino
mi si è incollato per dieci minuti per vendermi delle rose, di cui
sono allergico tra le altre cose, cosa che a Roma non succede!], poi
ho scoperto il perché ma per questo c’è tempo e inchiostro!), in
compenso ha ravanato nel posacenere fuori dalla stazione per trovare
un mozzicone (probabilmente il mio!) di sigaretta con un po’ di
tabacco, ciò che ha cercato dopo non lo dico anche perché
sembrerebbe che invece che a Roma sono finito in un paese del terzo
mondo (cosa che Roma non è ma anzi è superiore a moltissime città
italiane e internazionali!), a parte il barbone c’è stato un
napoletano (lo era anche perché ho riconosciuto l’accento visto e
considerato che vivo da anni vicino a una famiglia napoletana [che
porca troia ascolta quella merdossisima musica napoletana che
prosciuga le palle!] quindi riconosco il dialetto!) che ha cercato di
vendermi delle calze e dei spiritini (cosa siano quest’ultimi non
lo so e cercherò di non saperlo mai!), ovviamente essendo di Milano
non gli ho dato nulla e non ho comprato niente in compenso mi ha
scroccato una sigaretta (il pacchetto quasi nuovo di sigarette lo
quasi finito fuori dalla stazione, credo di aver dato una decina di
sigarette a tutti gli indigenti che sopravvivono fuori dalla stazione
di Milano prima [un cinque o sei, tra cui la solita falsa madre a cui
hanno rubato il portafogli e che non sa dove va un treno e che mi
chiede immancabilmente un euro per prendere il biglietto, che poi con
un euro non prendi manco la metropolitana ma tant’è!] e a Roma
poi!) la cosa che mi ha dato fastidio è che mi ha toccato (odio
profondamente il contatto fisico non voluto, o meglio, se la mia
ragazza o la mia partner che dir si voglia, mi va più che bene ma se
è uno sconosciuto la cosa mi fa incazzare molto ma molto!) per
salutarmi, dopo il napoletano arriva una chiamata, o meglio un SMS
(che tra le altre cose lo ancora memorizzato nel cellulare ma che non
riporterò qui su questo ennesimo De Bello!), che mi comunica che S.
è riuscita ad uscire prima, quindi arriverà prima, una quasi
benedizione anche perché dopo gli svariati personaggi che ho
incontrato in pochi minuti avevo il timore di chi potevo incontrare,
non ho incontrato nessun’altro nella breve attesa (a parte un trans
brasiliano che parlava in romanesco che mi ha chiesto indicazioni per
una via che io ovviamente non sapevo!), ed eccola apparire vestita
come un Man In Black S., era successo qualcosa (che ovviamente so e
che ovviamente non scriverò anche perché primo non sono cazzi
vostri e secondo se una persona a me cara [molto cara ribadirei!] mi
dice qualcosa questa qualcosa me la tengo per me e solo per me, se
vorrà ne parlerà lei e non io di sicuro [si tranquilla, si sto
parlando proprio a te principessina, ciò che ci siamo detti rimarrà
tra me e te anche il fatto del V.I.P., non potrei mai essere così
stronzo, si ti sto facendo lo smiles che sorride con l’occhiolino!]!)
che poi ho saputo, ma l’incontro è stato alquanto inteso
(paragonabile alla prima volta che ho visto la mia meravigliosa
sorelluccia!), non eccessivamente intenso ma il giusto valore
d’intensità, ovviamente vederla vestita così mi ha fatto ridere
(e me ne scuso ma S. lo sempre vista vestita in un certo modo e
vederla vestita così era come se il Papa [lo messo di maiuscolo non
per rispetto ma perché se non lo scrivo così word me lo corregge!]
bestemmiasse nell’angelus!) e me ne scuso intensamente e
(piogamente ovvero una desinenza del verbo PIO!) con S. per la mia
risata mentale!
Arrivati
a questo punto (s)focale di questa narrazione di ciò che ho fatto e
non ho fatto a Roma mi sembra a dir poco giusto (anche per voi
meravigliosi lettori!) parlarvi del mio rapporto con S., ok (molti,
anzi troppi, pensano chi sa che e sbagliano alla grande!), con questa
mia visita a Roma è la terza volta che vedevo realmente S., ovvio,
ci siamo sentiti per altre vie, tra cui skype e facebook, la prima
volta è stata nel congresso toscano sul essere bipolare (amo
chiamarlo così mentalmente!), chi avrà letto quel De Bello si sarà
accorto che non appare o quasi, lì lo conosciuta effettivamente, la
seconda volta è stata per il NPC appena passato (narrato [adoro
questa parola, potrei usarla in qualsiasi frangente!] nel De Bello
nel Delirio dove ne parlo molto di più anche se mai
approfonditamente!) ovvero a fine giugno del duemiladodici, forse
sbaglierò (anzi ne sono sicuro!) ma al NPC la nostra amicizia
(nonostante la distanza quasi siderale!) si è cementata ovvero, se
prima mi poteva vedere come un povero pirla milanese buono solo a
fare battute cretine (di cui ne sono maestro [e qui il Bro, si ci
entri pure te il questo De Bello ormai sei una presenza fissa!] e me
ne vanto con i pochi amici che ho!) dopo il NPC mi ha visto (e qui
posso sbagliare anche se ne dubito!) per ciò che sono, la cosa non è
facile (ed è stata l’unica nell’universo [e qui non sto
scherzando ma sono serio come non mai!] a tracciare un profilo
psicologico reale su di me [a proposito principessina ti ho mai
ringraziato per ciò che mi hai detto? No?, ok lo faccio ora,
GRAZIE!] la cosa che mi ha lasciato a bocca aperta è stato che mi ha
capito realmente senza quasi conoscermi!) ma lei ci è riuscita, ok
chiudo questa parentesi d’elogi quasi fuori luogo (ma poi a voi che
ve ne fotte… sto scrivendo io mica voi e fino a prova contraria
scrivo quello che voglio!) ma dovuti, tornando a bomba, vedo S. fuori
dal MC vestita da Man In Black che mi sta parlando al cellulare (i
miei timori sul fatto che non mi avesse riconosciuti si sono dissolti
quando ha alzato la mano e mi ha mandato allegramente a fare in
culo!).
Prendiamo
un tram e qui vengo a conoscenza del concetto di distanza che vige a
Roma, ovvero, se per un romano la cosa è a vicina vuol dire che ci
sono da percorrere tipo quaranta chilometri (ed è normale visto che
Roma è tanta ed è enorme in tutti i sensi!), percorriamo la strada
(che non finiva mai!) e arriviamo al Bed and Breakfast gestito da C.
(che da oggi ventidue settembre duemiladodici è mia amica su
facebook!), sono tipo le due, o tre, l’orario è alquanto
irrilevante, arriviamo e la prima cosa che noto è Tank Girl (fumetto
che ho amato e adorato nella mia ormai lontana infanzia!) su una
porta (che poi scoprirò essere la stanza di C.!) sembrerà una cosa
banale e di poco conto ma essendo un creativo (non chiamatemi
scrittore o artista se no m’incazzo [e scriverò una cosa su questa
cosa!]!) i particolari mi colpiscono, C. è amica di S. una cosa
inutile da scrivere lo so, ma chi sa perché la volevo scrivere,
comunque, ora a Roma ho una base, ovvero, un luogo dove arrivare, un
punto di riferimento che ho scoperto facile da raggiungere (ci
arrivano due tram e quindi è praticamente impossibile sbagliarsi!),
dovrei parlare dello studio di C. (che adoro alla follia!) ma ci
vorrebbero pagine e pagine per descriverlo tutto, sappiate solo che è
lo studio che io agogno da anni, ok, ne parlerò, ma dopo, ora
fissiamoci sul nostro arrivo ok?
Arriviamo
a casa di C. (con il non sapere se abitava al terzo o al sesto piano,
poi viveva affettivamente al sesto piano!), ci mostra la stanza con
specchi a dir poco inquietanti, o meglio posizionati in modo a prima
vista inusuali, ma se ci si pensa bene sono posizionati in modo
geniale (ci sono foto che possono affermare la mia teoria!)… ed è
stato in questo momento che per la prima volta nei mei trentadue anni
di vita su questo pianeta che mi sono sentito un verginello, ho visto
che lavoro fa C.!
Parliamo
di C.?
Parliamone,
è una creativa a trecentosessantaquattro gradi o meglio è ciò che
io considero tale, mi sono sentito un verginello entrando nel suo
studio, mi sono sentito tale perché lei riesce a montare video e
musica (so che per molti di voi sarà una cazzata ma per me è una
cosa a dir poco grandiosa la magia di vedere frammenti colorati che
diventano un qualcosa di solido [tipo i lego e forse è anche per
questo che amo i lego!] ovvero un video!) cosa per me che ha del
fantascientifico, cosa che per S. è una parassi tra le altre cose,
ho promesso poc’anzi di parlarvi del suo studio e ora lo farò,
cercherò di essere il meno possibile lecchino e adulatore, lo giuro,
ma a parte tutto adoro il suo studio (spero che C. non se la prenda
se chiamo il suo studio con questo nome!), lo adoro perché è pieno,
alle pareti ha poster (che non posso catalogare mentalmente perché
sono troppi, ma troppi davvero!) ovunque, ha dei Dylan Dog, ha
oggetti strani posati sul pavimento, ha tre schermi per il P.C. (di
cui ho saputo poi il perché ma la cosa è lunga da spiegare, diciamo
che per chi monta dei video ha bisogno di una visione “reale” di
ciò che sta montando e quindi ha bisogno di uno schermo per lavorare
e uno per vedere cosa ha effettivamente fatto a schermo pieno!) e ha
smiles appiccicati su una specie di lavagna delle medie (quelle
bianche dove ci si scriveva solo e unicamente con i pennarelli che si
potevano cancellare
!), il resto è da vedere non si può descrivere…. È tanta ma tanta roba (per i pochi fortunati che hanno visto casa mia posso dire che al suo confronto casa mia è vuota e minimalistica!).
!), il resto è da vedere non si può descrivere…. È tanta ma tanta roba (per i pochi fortunati che hanno visto casa mia posso dire che al suo confronto casa mia è vuota e minimalistica!).
S.
mi ha presentato a C. come un nerd (e effettivamente lo sono al mille
per cento!) e come uno scrittore (cosa che non sono, o meglio scrivo
ma ciò non fa di me uno scrittore!), abbiamo preso un caffè (e
stranamente [Che M., ovvero il ragazzo di C. non me ne voglia!] C. mi
fa una tenerezza da morire e non so il perché, lo fa e basta, forse
per la voce, non so comunque!), S. ha risposto a un milione di
telefonate per poi essere al mille per cento per me (cazzo
principessina sei stata grandiosa nonostante tutto, mi hai fatto da
Virgilio perfettamente ma ricambierò quando verrai a Milano [a parte
giocare con i miei lego star wars ovviamente!]!), arriva il
pomeriggio, cosa ho fatto nel pomeriggio?
Semplicemente
ho parlato, o meglio ho parlato con S., ho sparato cazzate a
profusione (forse troppe o forse no, ma solo il tempo potrà dirlo!)
e ho dato il mio regalo a S., una cosa preziosa? No, una cosa di
valore? Assolutamente no, semplicemente (dopo ore e ore a parlare su
skype!) gli ho regalato un AT AT della lego (se non sapete cos’è
non avete mai visto Star Wars quindi meravigliosi lettori ora andate
a vedervi la trilogia classica e poi tornate… fatto? Bene!) del
calendario dell’avvento della lego star wars…. Si, insomma un
regalino a cazzo!
Il
pomeriggio è passato così con me e S. distesi su un letto a parlare
(per la maggior parte di cazzate assolute [anche perché aveva
bisogno dello Jonas buffone che la fa ridere e su questo sono un
fottutissimo rettore di una fottutissima università!]!) e ad
aspettare l’orario per l’aperitivo e quell’ora è arrivata!
Di
solito l’aperitivo a Milano si fa dalle sei alle otto di sera,
anche perché poi c’è d’andare al ristorante e poi in discoteca
questo succede a Milano, a Roma no, a Roma è il perfetto contrario
(so che è un ossimoro ma è così!), tralasciando per un secondo che
l’Happy Hour nel resto dell’Italia è arrivato dopo rispetto a
Milano (già a inizio, metà, anni novanta a Milano era una realtà
concreta e che nel resto d’Italia lo chiamano apericena…!) ma
l’aperitivo a Roma dura almeno due ore di più, che non è un male
sotto molti punti di vista, ma ora sto perdendo la linea generale di
questo De Bello, ok, ci sono, dopo un viaggio a piedi a dir poco
biblico arriviamo in un locale (frizioni e marcie o qualcosa di
simile, di solito non noto mai il nome dei locali se ci vado una
volta sola, ovviamente mi ricordo benissimo tutti i locali che ho
frequentato in passato a Milano ma a Roma l’aperitivo non lo avevo
mai fatto [ebbene si principessina mi hai sverginato sotto questo
punto di vista!]!) e ci facciamo l’aperitivo (ok, era a Trastevere,
uno dei luoghi nel mondo che una persona dovrebbe vedere almeno una
volta prima di morire, io lo visto più volte e quindi se dovessi
morire domani sarei altamente felice!) uno Spritz con il Bitter (so
che a Roma non lo chiamano così ma ahimè è il suo nome!) a testa,
bisogna dire che S. non regge benissimo l’alcol (e so che voi
maliziosi lettori penserete che ne ho approfittato… e invece no,
ero, sono e sarò sempre un gentleman!) e il proseguo della serata si
è snodato nella zona dei universitari di sinistra dove dietro a un
chiosco ho pisciato per un bel po’, quando dico per un po’
intendo che la mia pisciata (la prima a Roma!) è durata un’eternità
e non sto scherzando, era presto e quindi abbiamo fatto un bis, S.
con un prosecco (l’unico vino [se vino si può chiamare!] che
beve!) ed io con ciò che avevo preso prima, giusto per non
abbandonare le buone maniere, ma qualcosa è successo su quel
tavolino fuori mentre bevevamo…. No, non abbiamo limonato duro e
non ho fatto nulla di “sconveniente”, è successo semplicemente
che davanti a noi c’era una coppia che si amava, o meglio lei amava
il suo uomo ma il suo uomo voleva entrarli semplicemente nelle
mutandine… da questa scena è nato un mio monologo recitato a S.
durante il tragitto che ci portava a casa, o base che dir si voglia,
di cosa ho parlato? Siete alquanto curiosi indelebili lettori e visto
che per questo De Bello ho deciso di scrivere tutto… ecco il
monologo!
In
parole povere ho spiegato a S. come la penso sull’amore che prova
una donna rispetto ad un uomo, asserisco (e ne sono ancora fortemente
convinto!) che un donna ama di più di un uomo, questa mia teoria è
facilmente visibile, pensate per un secondo quante donne nonostante
tutto amino il proprio compagno, pensate a quante donne che vengono
picchiate a sangue dal proprio compagno e nonostante questo rimangono
accanto ai loro aguzzini, qui la mia teoria, l’uomo può amare una
donna e magari l’ama alla follia ma solo per un periodo breve di
tempo rispetto la donna, la donna ama e amerà sempre la persona a
cui ha voluto donare il cuore (e qui avrei esempi su esempi su fatti
reali di cui non ne parlerò qua, magari in un futuro [ma ne
dubito!]!), S. può essere un esempio? Direi di no anche perché lei
ha sotto quattro coglioni (non due!) quadrati, è una donna che sa di
certo cosa vuole e cosa non vuole e ciò che vuole l’ottiene
comunque ( guarda caso è ciò che faccio io e guarda caso è una
delle poche persone nell’universo che mi hanno capito realmente per
ciò che sono realmente e non per le svariate maschere che indosso
con il mondo!), ma il vederla triste dopo la visione della coppietta
e dei loro sguardi mi ha lasciato l’amaro in bocca, mi ha fatto
sentire impotente (una sensazione che non provo mai!), se avessi
potuto avrei fatto qualsiasi cosa e anche di più per far sì che non
avesse quello sguardo e quella faccia triste…non so se ci sono
riuscito, credo di no comunque, sono bravo a tirar su di morale (e su
questo nessuno può dire l’inverso [basta dire che la barzelletta
del caffè fa ancora ridere!]!) e magari quando siamo andati a letto
sono riuscito per un micro secondo a renderli il sonno piacevole (ed
ecco no, non ho fatto nulla con S. se si esclude un bacino sulla
fronte, ma se questo viene considerato sesso allora deduco che Gesù
cristo abbia fatto più sesso di me!), come si conclude questo primo
giorno di questo ennesimo De Bello?
Ciò
che è successo lo scoperto la mattina seguente visto che ho rubato
abilmente le copertine che in teoria ci dovevano coprire, si, ebbene
si, ho fatto dormire all’addiaccio S. visto che mi sono rotolato
dentro la copertina… ho già scritto che il letto era talmente duro
che la metà bastava? No? Bene lo dico ora che dopo giorni ho ancora
mal di schiena e costole che fanno i cazzi loro, dovuti anche da una
“sciura” di colore che voleva passare a tutti i costi, i costi
sono state le mie costole andate a troie ma questo è successo nel
secondo giorno, quindi chiudo qui il primo giorno di questo De Bello
romano….
E' stupendo!
RispondiEliminaBravo!
Grazie mille per il commento, CIAO!!!
Grazie mille :)
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